In questa città esiste una diffusa voglia di avere buone notizie, di sentirsi dire questa faccenda l’abbiamo risolta, questo problema è ormai alle spalle. È un sentimento del tutto comprensibile dopo gli ultimi anni, ma che ha dentro di sé anche qualche pericolo. È ovvio infatti che quello stesso entusiasmo, nel caso che poi non vada tutto come sperato, o che i tempi siano più lunghi del previsto, si trasformi nell’ esatto contrario, diventando l’ennesima frustrazione e per qualcuno nella perdita definitiva della capacità di sperare.
Questa lunga premessa mi serve per tornare sul mio post, scritto per questo blog, relativo all’articolo del Corriere di Siena del 1 febbraio sullo stato dell’arte relativo al Conolly. Lo stesso post ha raccolto in poche ore oltre cento like, a testimonianza di quella voglia che dicevo prima, con reazioni di giubilo e contentezza che a mente fredda (la mia) mi hanno un po’ preoccupato e mi consigliano di tornarci sopra.
Intanto Marco Decandia ha riportato fedelmente le mie parole e non mi nascondo dietro la solita scusa che il giornalista ha forzato il pensiero di qualcuno. Secondo, le cose scritte non sono un parto della mia fantasia ma forse andavano espresse con maggior cautela.
Nel dettaglio, riguardo al primo pezzo relativo all’intervento della Asl sul tetto direi che confermo tutto e che nei prossimi mesi si dovrebbe aprire il cantiere per la sua messa in sicurezza.
Invece per la parte relativa ad un possibile accordo tra Università ed Asl probabilmente era necessario essere molto più cauti e sfumati. Nell’articolo non si fa riferimento a cifre ma solo a percentuali, ma allo stesso modo credo che l’articolo possa essere sembrato una invasione di campo nel corso di una trattativa che per andare in porto ha bisogno di riservatezza e discrezione.
L’entusiasmo di tutti (forse il mio per primo) quindi va frenato, ma non spento.
L’intervento sulla messa in sicurezza del tetto è un primo sostanziale risultato e permetterà, tra l’altro una volta effettuato, di tornare a poter visitare quell’edificio che tanti non hanno mai visto all’interno. È quindi opportuno un ringraziamento ai vertici della Asl che hanno così dimostrato una grande sensibilità al proposito.
Per il resto meglio aspettare.
Mi scuso pertanto se le mie parole sono state inopportune e un po’ facilone ma sono il frutto della passione che ho messo in questa campagna e della voglia (la mia) di poter dire ce l’abbiamo fatta!