Mese: giugno 2017

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Domine Dio mi ha creato così!

Questo racconto, a differenza della storia di Bianca, è una vicenda senza speranza, corta, senza particolari riferimenti da trovare e priva di quegli slanci che ci fanno ricredere sulla possibilità di cambiare il corso di un destino. Qui tutto va come, date alcune premesse, la maggioranza penserebbe: è per un certo verso la rappresentazione dell’assoluta normalità. Una donna ormai non più giovane entra, con qualche motivo, in manicomio e anche se fa ripetute richieste di poter uscire di nuovo, non trova nessuno che la ascolta ed alla fine muore in quel luogo, forse senza accorgersi, neppure lei, di aver ormai vissuto il suo tempo e di essere giunta alla fine.

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Storia di una diva dimenticata

Cosciente di aver raccontato fino ad ora quasi solo storie maschili (su 12 storie, solo due sono di donne), nell’ultima visita all’Archivio ho indirizzato la mia ricerca verso la sezione femminile. L’ho fatto partendo dal registro delle qualifiche professionali censite all’atto del ricovero, che per inciso, è già di per sé una lettura interessante, visto le dizioni a volte fantasiose ed “antiche” che vi si trovano. L’impressione ricavata da quel registro è che chi raccoglieva, al primo impatto con il paziente, la qualifica professionale non facesse alcun filtro su quello che gli veniva detto, per cui magari qualche dizione poteva poi risultare esagerata, sbagliata o menzognera. Tra le varie voci la mia attenzione è stata subito attirata dalla dizione “attrice cinematografica” che si riferiva ad una ricoverata negli anni Venti, forse ancora influenzato dal tentativo di ricercare, in quella enorme discarica di esclusi, i talenti artistici finiti lì per qualche strana ragione.