Perché il Conolly

Perché recuperare il padiglione Conolly?
Innanzi tutto perché l’edificio giace in uno stato di penoso degrado, al limite del crollo che cancellerebbe in maniera definitiva la densità di storie, memorie e temi culturali che in quei mattoni risiedono. Perderli vorrebbe dire amputare per sempre una parte della storia della nostra città.
Il padiglione Conolly è, infatti, uno dei pochi esempi italiani di costruzione di un panopticon, secondo le modalità suggerite dall’illuminista Bentham. E’ stato pensato e realizzato negli ultimi anni dell’Ottocento, in modo da accogliere i malati ritenuti più pericolosi e ingestibili, ottimizzandone, attraverso la particolare forma architettonica, il controllo che poteva avvenire con un solo sguardo.
I temi che aleggiano intorno all’edificio sono naturalmente quelli dell’esclusione sociale, della devianza, della sua gestione e controllo, ma se si allarga lo sguardo all’intera valle e alle vicende storiche che lì si sono svolte fin dal Medioevo, tocchiamo temi come quelli dell’accoglienza degli immigrati, della peste e del contagio (nelle sue varie possibili forme) della giustizia e della sua gestione, dell’attribuzione delle pene, dei tentativi di curare in vari modi un’umanità sofferente ma “sgradita”.
Sono questi temi culturali che hanno, come si può capire, una loro stringente attualità.
E allora perché perdere l’occasione di creare in quel padiglione, restaurato e rimesso a disposizione del pubblico, il naturale contenitore culturale di queste dinamiche?
Da un lato il Conolly deve servire come sicuro deposito della memoria storica del manicomio. Lì potrebbe trovare spazio l’archivio delle cartelle cliniche e del materiale amministrativo, documenti che, opportunamente trattati, possono essere la fonte di molte ricerche. Dall’altra quell’edificio, insieme all’elegante Farmacia, potrebbe essere la sede di eventi culturali, di spettacoli e di qualunque altra cosa possa “girare” intorno ai temi sopra ricordati e agli altri che si possono aggiungere. In fondo c’è un filo sottile ma evidente che lega questa parte della città alle vicende del Santa Maria della Scala di cui oggi si discute il destino. Allora sarebbe opportuno non perdere i pezzi di una storia che, se compresa nella sua interezza, potrebbe fare di Siena un esempio paradigmatico.
Del resto Siena non è solo Medioevo e quindi fissare, puntualizzare e valorizzare anche le storie molto posteriori può servire a differenziare le varie offerte turistiche che sono la risorsa forse più importante di questo nostro territorio.

Se date la vostra firma a sostegno di questo progetto contribuirete a far scalare al padiglione Conolly la classifica dei “Luoghi del Cuore” indetta quest’anno dal FAI. Per la raccolta firme c’è tempo fino al 30 di Novembre quando sarà stilata la classifica finale.

Tutti insieme SALVIAMO IL CONOLLY !

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ecco lo stato attuale